Credito d’imposta ricerca e sviluppo: cosa cambia dal 2019

La Legge di bilancio 2020 ha creato, oltre alle agevolazioni per le imprese d’appalto, nuove normative relative al credito d’imposta per il settore ricerca e sviluppo.

Con i nuovi decreti, l’ammissione all’usufrutto del credito d’imposta, previa certificazione obbligatoria della revisione legale dei conti, è stata aperta anche al settore tessile, impegnato nell’innovazione del sistema produttivo o di prodotti di design del Made in Italy.

Le quote previste dal credito d’imposta variano a seconda della tipologia d’investimento: l’ambito ricerca fondamentale, industriale e sviluppo sperimentale prevede un credito del 12%; le imprese intenzionate a investire nella transizione ecologica o nell’innovazione digitale 4.0 potranno usufruire di un credito pari al 10%, mentre il nuovo settore tessile e moda ha a disposizione un credito d’imposta del 6%.

Nell’ambito di queste attività, tutte le tipologie d’impresa possono usufruire di agevolazioni fiscali, riguardanti l’ambito del:

  1. Personale (ricercatori, tecnici impiegati nelle operazioni di ricerca e sviluppo interne all’impresa): forma la base di calcolo per un importo pari al 150% delle spese per giovani fino ai 35 anni con contratto a tempo indeterminato, primo impiego, con titolo di dottore di ricerca o in fase di conseguimento, o con laurea magistrale in ambito tecnico-scientifico.
  2. Quote di ammortamento, canoni di locazione finanziaria o operativa, spese per beni materiali, mobili, software impiegati nei progetti di ricerca e sviluppo. Costituiscono il 30% delle spese di personale per l’importo deducibile previsto ai fini della determinazione del reddito d’impresa. Se utilizzate esclusivamente per lo svolgimento di attività relative ai progetti di ricerca e sviluppo ammissibili al credito d’imposta, sono detraibili anche le quote d’ammortamento relative all’acquisto o alla licenza d’uso di privative industriali.
  3. Contratti di ricerca commissionati a terzi, con oggetto lo svolgimento diretto delle attività di ricerca e sviluppo ammissibili al credito d’imposta. Se stipulati con università e istituti di ricerca statali, le spese per i contratti di ricerca partecipano a formare la base di calcolo del credito d’imposta per il 150% del loro ammontare.
  4. Servizi di consulenza ed equivalenti sulle attività di ricerca e sviluppo, nel limite massimo complessivo pari al 20% delle spese di personale ammissibili o extra-muros
  5. Spese per materiali, forniture e prodotti impiegati nei progetti di ricerca e sviluppo ammissibili al credito d’imposta svolte internamente all’impresa, con limite massimo del 30% delle spese per il personale o per i contratti di ricerca extra-muros.

 

I progetti candidabili a ottenere il credito d’imposta per le attività di ricerca e sviluppo possono essere svolti anche in ambito storico, d’istruzione e formazione.

 

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